di Achille Nobiloni
La vicenda della “cupola romana” ci fa chiedere
come in Italia la politica sia potuta arrivare a questi livelli di
contaminazione.
Ebbene una chiave di lettura può essere questa:
una volta era l’occasione che faceva l’uomo ladro e in mezzo a molti politici
ce n’erano anche di corrotti. Tanti o pochi non saprei dire (secondo me sempre
troppi!) ma certamente una minoranza. All’epoca c’erano però le scuole di
partito, le organizzazioni giovanili, le
sezioni giovanili dei partiti e chi si avvicinava alla politica spesso lo
faceva da giovanissimo, per passione, e si faceva le ossa partendo appunto
dalle sezioni giovanili e passando poi per le amministrazioni locali fino a
diventare amministratore provinciale o regionale quando non addirittura
parlamentare. Strada facendo qualcuno si lasciava tentare dalle “occasioni”,
che già allora non mancavano, e da lì alla “tangentopoli” del 1992 il passo non
fu poi lunghissimo.
Oggi le scuole di partito non ci sono più e le
sezioni giovanili dei partiti nemmeno, molto spesso le motivazioni che spingono
a entrare in politica sono diverse da quelle di una volta e la carriera viene
perseguita non facendo una lunga e faticosa gavetta ma attraverso la ricerca di
conoscenze e scorciatoie di ogni tipo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti:
faccendieri, autisti o portaborse di personaggi politici, opportunisti di qualsiasi
tipo che, sempre più numerosi, riescono a fare una propria carriera politica
ricoprendo qui o là incarichi nelle Istituzioni o in società o aziende che dipendono
dalla politica quando addirittura non si improvvisano imprenditori e dalla
politica riescono a ottenere appalti e commesse … per non parlare di quelli che
riescono a fare entrambe le cose diventando politici, amministratori o “grand commis” e appalti e commesse li
ottengono per parenti, affini e amici.
Se tutto ciò sia stato studiato a tavolino o
anche qui si sia trattato di un’”occasione” fortuita non saprei dire, fatto sta
che il fenomeno è venuto a coincidere temporalmente con la fine della Prima
Repubblica e paradossalmente con l’avvento di Forza Italia, nata nel gennaio
1994 proprio come risposta del mondo imprenditoriale al decadimento della
politica italiana sempre più corrotta e distante dalle esigenze dei cittadini.
L’intento dichiarato di Berlusconi era quello
di porre al servizio del Paese la propria esperienza di imprenditore che aveva
saputo creare dal nulla un grande gruppo industriale formato da una
molteplicità di aziende e una moltitudine di dipendenti. Solo che invece che a
un “innesto” si procedette a un “espianto” e la vecchia politica, ormai
completamente compromessa nell’immagine e delegittimata nella sostanza, fu
sostituita dalla nuova politica sviluppatasi sul modello “manageriale” introdotto da Berlusconi.
Complice il sistema del reclutamento, delle
cooptazioni e delle liste bloccate, con il tempo sono poi cambiati anche il
modo e le motivazioni attraverso cui si determina l’ingresso in politica e
sempre più numerosi sono diventati i casi in cui le conoscenze e gli agganci
con certi ambienti hanno sostituito la vecchia gavetta di una volta nelle file
delle sezioni giovanili dei partiti e nelle amministrazioni comunali di
provincia. Allo stesso modo l’ambizione di allargare il proprio giro di clienti
o di appalti da parte di liberi professionisti e imprenditori ha sostituito l’abnegazione
con cui in passato molti personaggi illustri si cimentavano nella politica
pensando più all’interesse comune che al proprio tornaconto.
Insomma se in passato in politica si entrava per
passione e spirito di servizio e strada facendo era “l’occasione” che induceva
alcuni ad approfittarne per trarre vantaggi personali, oggi sono numerosi (certamente
più numerosi che in passato e senza troppe distinzioni di partito) coloro i
quali vi entrano fin dall’inizio con l’idea di spremere il limone più che
possono.
Ecco perché vicende come quella della “cupola
romana” stupiscono sempre meno, l’indignazione della gente cresce sempre più e
l’astensionismo elettorale anche. La salvezza dell’Italia non dipende tanto
dall’euro, dal debito pubblico o dalla spending
review quanto dal recupero dell’educazione civica che una volta si
insegnava nelle scuole e ora non più.