di Achille Nobiloni
Non
per “dolo” né per “colpa” ma per “responsabilità oggettiva”: nel caso delle
cariche pubbliche la regola “in dubio pro reo” va applicata al contrario.
Domani
la ministro Cancellieri riferirà in Parlamento sul caso Ligresti. Per quante e
quali sfumature possa utilizzare nel suo intervento quella che la riguarda è
una vicenda da valutare senza troppi distinguo in base al criterio di “responsabilità
oggettiva” che va applicato alle cariche pubbliche nell’esercizio delle loro
funzioni. In altre parole: esistono cose consentite alle persone comuni che non
possono però essere permesse a un ministro della Repubblica.
Può
non esserci nulla di male a volersi informare delle condizioni di salute della
figlia di vecchi amici incappata in una questione giudiziaria e per questo
detenuta ma una cosa è farlo in modo discreto, per interposta persona, e altra
cosa è farlo di persona dalla posizione di ministro Guardasigilli. Può essere
verissimo (giudizi di merito a parte: il “Non
è giusto!” pronunciato al telefono con la moglie di Ligresti) che la
Cancellieri non avesse alcuna intenzione
di esercitare pressioni sui funzionari interpellati e che questi ultimi non si
siano lasciati né impressionare né influenzare dalla sua telefonata ma è
indubbio che una telefonata del Guardiasigilli non è una cosa usuale e quindi
quell’effetto avrebbe potuto averlo ed è questo un primo motivo per cui quella
telefonata, di persona, non andava fatta.
Un
altro buon motivo lo si trova nell’articolo 3 della Costituzione che sancisce
il principio di uguaglianza: quanti sono i cittadini comuni che tra le proprie
amicizie possono vantare quella di un ministro pronto a spendersi, in caso di
bisogno, con una telefonata personale a funzionari dello Stato per informarsi
dello stato di un iter o di una persona fisica? Non importa che nella
fattispecie l’intenzione o il risultato di quella telefonata non siano state
quelle che molti imputano al ministro, conta il fatto che quella telefonata non
rappresenta un comportamento normale e soprattutto che non tutti i cittadini,
ma solo un ristrettissimo gruppo di amici personali del ministro, abbiano la
possibilità di poter contare su un simile trattamento e non in base a un loro
diritto o particolare situazione oggettiva ma solo in virtù di un’amicizia
esclusiva e quindi di un privilegio.
Insomma
quel che rende indifendibile la ministro non è il presunto “dolo” nella sua
azione e forse neanche la eventuale “colpa” nel non aver pensato a possibili
conseguenze e risvolti di quella telefonata quanto piuttosto la “responsabilità
oggettiva” legata al fatto che certe cose nella sua posizione non si fanno e
basta!
Domani
in Parlamento verrà probabilmente fuori che la ministro si è interessata anche
ad altri casi simili, che la telefonata non ha avuto alcun effetto pratico
perché l’iter di scarcerazione era già stato avviato, che non era assolutamente
intenzione della ministro esercitare alcuna pressione, ecc. ecc. e qui si
potranno innescare mille controdeduzioni tipo che: non risulta esistere uno
sportello intitolato “scrivi al ministro” presso cui chiunque possa rivolgersi
per chiedere la scarcerazione di un congiunto oppure che quando la ministro ha
telefonato non poteva sapere se i magistrati avessero o no già deciso di scarcerare
la Ligresti oppure, ancora, che è difficile provare quali fossero le reali
intenzioni della ministro al momento della telefonata, ecc. ecc.
Insomma
una verità oggettiva sulla vicenda non c’è e non è facile appurarla. Di
oggettiva c’è solo la responsabilità di aver fatto una cosa che a un ministro
non dovrebbe essere consentita, una “responsabilità oggettiva” che nei
confronti di un ministro, come di qualsiasi altra carica pubblica, dovrebbe
servire a fugare ogni possibile dubbio o sospetto. Infatti se nel caso di un
normale cittadino vale la regola “in dubio pro reo”, nei confronti delle cariche
pubbliche questa regola andrebbe applicata al contrario.
Ecco
perché, pur con tutta la più buona volontà, la ministro Cancellieri è
indifendibile e nella seduta parlamentare di domani farebbe bene a rassegnare
le proprie dimissioni per la credibilità sua e delle Istituzioni.
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