lunedì 4 novembre 2013

La indifendibile Cancellieri

di Achille Nobiloni

Non per “dolo” né per “colpa” ma per “responsabilità oggettiva”: nel caso delle cariche pubbliche la regola “in dubio pro reo” va applicata al contrario.

Domani la ministro Cancellieri riferirà in Parlamento sul caso Ligresti. Per quante e quali sfumature possa utilizzare nel suo intervento quella che la riguarda è una vicenda da valutare senza troppi distinguo in base al criterio di “responsabilità oggettiva” che va applicato alle cariche pubbliche nell’esercizio delle loro funzioni. In altre parole: esistono cose consentite alle persone comuni che non possono però essere permesse a un ministro della Repubblica.
Può non esserci nulla di male a volersi informare delle condizioni di salute della figlia di vecchi amici incappata in una questione giudiziaria e per questo detenuta ma una cosa è farlo in modo discreto, per interposta persona, e altra cosa è farlo di persona dalla posizione di ministro Guardasigilli. Può essere verissimo (giudizi di merito a parte: il “Non è giusto!” pronunciato al telefono con la moglie di Ligresti) che la Cancellieri non avesse  alcuna intenzione di esercitare pressioni sui funzionari interpellati e che questi ultimi non si siano lasciati né impressionare né influenzare dalla sua telefonata ma è indubbio che una telefonata del Guardiasigilli non è una cosa usuale e quindi quell’effetto avrebbe potuto averlo ed è questo un primo motivo per cui quella telefonata, di persona, non andava fatta.
 
 
Un altro buon motivo lo si trova nell’articolo 3 della Costituzione che sancisce il principio di uguaglianza: quanti sono i cittadini comuni che tra le proprie amicizie possono vantare quella di un ministro pronto a spendersi, in caso di bisogno, con una telefonata personale a funzionari dello Stato per informarsi dello stato di un iter o di una persona fisica? Non importa che nella fattispecie l’intenzione o il risultato di quella telefonata non siano state quelle che molti imputano al ministro, conta il fatto che quella telefonata non rappresenta un comportamento normale e soprattutto che non tutti i cittadini, ma solo un ristrettissimo gruppo di amici personali del ministro, abbiano la possibilità di poter contare su un simile trattamento e non in base a un loro diritto o particolare situazione oggettiva ma solo in virtù di un’amicizia esclusiva e quindi di un privilegio.
Insomma quel che rende indifendibile la ministro non è il presunto “dolo” nella sua azione e forse neanche la eventuale “colpa” nel non aver pensato a possibili conseguenze e risvolti di quella telefonata quanto piuttosto la “responsabilità oggettiva” legata al fatto che certe cose nella sua posizione non si fanno e basta!
Domani in Parlamento verrà probabilmente fuori che la ministro si è interessata anche ad altri casi simili, che la telefonata non ha avuto alcun effetto pratico perché l’iter di scarcerazione era già stato avviato, che non era assolutamente intenzione della ministro esercitare alcuna pressione, ecc. ecc. e qui si potranno innescare mille controdeduzioni tipo che: non risulta esistere uno sportello intitolato “scrivi al ministro” presso cui chiunque possa rivolgersi per chiedere la scarcerazione di un congiunto oppure che quando la ministro ha telefonato non poteva sapere se i magistrati avessero o no già deciso di scarcerare la Ligresti oppure, ancora, che è difficile provare quali fossero le reali intenzioni della ministro al momento della telefonata, ecc. ecc.
Insomma una verità oggettiva sulla vicenda non c’è e non è facile appurarla. Di oggettiva c’è solo la responsabilità di aver fatto una cosa che a un ministro non dovrebbe essere consentita, una “responsabilità oggettiva” che nei confronti di un ministro, come di qualsiasi altra carica pubblica, dovrebbe servire a fugare ogni possibile dubbio o sospetto. Infatti se nel caso di un normale cittadino vale la regola “in dubio pro reo”, nei confronti delle cariche pubbliche questa regola andrebbe applicata al contrario.
Ecco perché, pur con tutta la più buona volontà, la ministro Cancellieri è indifendibile e nella seduta parlamentare di domani farebbe bene a rassegnare le proprie dimissioni per la credibilità sua e delle Istituzioni.

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