martedì 13 gennaio 2015

I conflitti religiosi e lo scherzo a Paolo Brosio

di Achille Nobiloni

Da sempre alcune delle principali religioni del mondo hanno consentito, e in alcuni casi ancora consentono, l’esercizio di un forte potere e un forte controllo sulle masse, la religione cattolica per prima che bruciava gli “eretici” nelle piazze, condannava gli scienziati e scomunicava i comunisti.
La forza del potere e del controllo sulle masse è inversamente proporzionale al livello di benessere ed emancipazione delle masse stesse e non a caso tale potere e tale controllo sono notevolmente scesi nell’Occidente (forse anche troppo ricco e opulento rispetto al resto del mondo) dove la maggior parte della gente pensa prima alla carriera, ai soldi e al proprio benessere materiale che a un più diffuso benessere spirituale e alla religione, al contrario di molti Paesi ancora in via di sviluppo nei quali spesso la religione è al primo posto nella vita quotidiana di milioni (miliardi!) di persone che non posseggono quasi nulla se non la loro fede religiosa.
In questo contesto chi pretende di avere più giudizio lo usi!! Non è criminalizzando l’Islam né inviando soldati armati fino ai denti, tanto da sembrare robot giapponesi tipo Mazinga, o caccia bombardieri del costo di miliardi di euro in Paesi in cui il reddito medio è di 300 euro l’anno che si può avere la pretesa di difendere la libertà di quei popoli, specialmente quando spesso quella presunta libertà coincide stranamente molto da vicino con gli interessi economici dei “liberatori”.
Allo stesso modo credo che in questo contesto e in questo clima la vignetta sulla prossima copertina di Charlie Hebdo sia una provocazione tanto inutile quanto sciocca (al pari della preannunciata tiratura di tre milioni di copie contro le normali sessantamila) specialmente se messa a confronto con lo sdegno suscitato in Italia dallo scherzo andato in onda ieri sera su “Scherzi a parte” al giornalista Paolo Brosio per il quale scherzo non si è invece esitato a evocare il “cattivo gusto” e addirittura la censura.
A questo punto ammettere che siamo un Paese provinciale e incoerente mi sembra davvero il minimo!

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