mercoledì 14 dicembre 2022

DUBBI SULL'ADEGUAMENTO DELLE PENSIONI ALL'ANDAMENTO DELL'INFLAZIONE

di Achille Nobiloni



Quello dell'adeguamento delle pensioni all'andamento dell'inflazione è per me un esempio di informazione assolutamente superficiale e incomprensibile.
La quasi totalità dei giornali mi sembra fare un uso confuso dei termini "fasce" e "scaglioni" per spiegare la progressività a rovescio dell'adeguamento in questione: più soldi alle pensioni più basse, meno soldi alle pensioni più alte.
Cercando di spiegarmi meglio... per il prossimo anno le "fasce" di adeguamento dovrebbero diventare sei (prima credo fossero tre o quattro) ognuna con una propria aliquota che varia, in modo regressivo, dal 100% al 35% dell'indice di inflazione quest'anno pari al 7,3%.
In altre parole alle pensioni più basse l'aumento del 7,3% sarà applicato per intero; alle più alte solo per poco più di un terzo (il 35% del 7,3%).
Quello che leggendo vari giornali e siti online non si riesce a capire è in che modo tale regressività verrà realmente applicata: la maggior parte delle fonti (usando indistintamente i termini "fasce" e "scaglioni") afferma che l'aliquota corrispondente a una data "fascia" si applica all'intero ammontare della pensione rientrante in quella fascia (in pratica come se parlando di IRPEF l'aliquota del 43% si applicasse non solo allo "scaglione" di reddito superiore ai 50.000 euro annui ma al reddito totale del contribuente) mentre solo in un paio di siti ho trovato scritto che le diverse aliquote di adeguamento della pensione si applicano in quota parte sui diversi "scaglioni" di ammontare che compongono la pensione.
In pratica secondo questa seconda versione, per me più corretta, il 7,3% di inflazione si applica: al 100% sulle pensioni fino a 2.100 euro (mi pare netti); all'80% sulla quota di pensione ("scaglione") da 2.101 a 2.620; al 55% sullo scaglione da 2.621 a 3.150; al 50% sullo scaglione da 3.151 a 4.200; al 40% sullo scaglione da 4.201 a 5.250 e al 35% sullo scaglione da 5.251 euro in su.
La maggior parte dei giornali dice invece che le percentuali qui sopra indicate si applicano all'ammontare dell'intera pensione a seconda della "fascia" in cui rientra e alcuni di essi hanno anche sviluppato il calcolo arrivando a indicare i relativi aumenti: una pensione da 2.100 euro salirebbe a 2.253; una da 2.620 a 2.773; una da 3.150 a 3.279; una da 4.200 a 4.353 e una da 5.250 salirebbe a 5.405.
A me pare che se ciò fosse vero si arriverebbe all'assurdo che due pensioni praticamente identiche, a cavallo di uno "scaglione" o "fascia" chiamatelo come volete, per esempio una pensione di 2.610 euro e l'altra di 2.630 (e quindi 10 euro sotto e 10 euro sopra il limite dello scaglione dei 2.620 euro) aumenterebbero a 2.762 euro (+142) la prima e a solo 2.735 (+105) la seconda... con la prima, più bassa, che addirittura scavalcherebbe la seconda.
Insomma sembra un assurdo ma in Italia tutto è possibile e i giornali e l'informazione in generale non aiutano a chiarire.
Un calcolo che ho fatto io prendendo ad esempio una pensione tanto alta da poter abbracciare tutti gli scaglioni o fasce e rendere quindi più evidente l'effetto delle due diverse interpretazioni riportate dai media è il seguente:
a) con l'adeguamento integrale all'andamento annuo dell'inflazione, una pensione di 6.000 euro netti dovrebbe salire a 6.438 euro (con un aumento di 438 euro pari al +7,3%);
b) nel caso riportato dalla maggior parte dei media salirebbe invece a 6.153 euro (+153; +2,55%);
c) nel caso di una regressività per scaglioni (analoga alla progressività dell'imposizione IRPEF) dovrebbe salire invece a 6.291 euro (+291) con un aumento percentuale medio del 4,85%.
Cosa accadrà in realtà il 1° gennaio 2023? Leggendo i giornali l'unica cosa certa che ho capito è che le pensioni sopra i 2.100 euro aumenteranno meno del 7,3%; sul "quanto meno" mi sembra che ancora una volta l'informazione fornita dai media sia parziale e confusa se non, in alcuni casi, addirittura errata ma questa negli ultimi anni è stata una costante dovuta alla complessità del nostro sistema fiscale e previdenziale e allo scadimento della qualità dell'Informazione stessa.
Il tutto senza considerare un problema di equità, visto che con le pensioni più alte vengono adeguate in modo decrescente, cui si accompagna la tassazione progressiva iRPEF, che di per se falcidia i redditi più elevati e che quindi penalizza doppiamente le pensioni più consistenti, per le quali i contributi sono stati invece pagati per intero.

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